mercoledì 25 giugno 2008

Capitano mio capitano


Dovendo sostenere un esame a breve (davvero? no dai... smettila di scherzare...) mando per e-mail la relazione che deve essere approvata al professore di turno.
Purtroppo lavoro bene solo con l'acque alla gola e gliela invio dopo mezzanotte.

Il professore mi risponde stamattina prima delle otto dicendomi di rimandargli il tutto con un altro formato di compressione.

E si firma r.
Così eh, minuscolo e senza smancerie.

Gli invio la relazione come vuole e lui mi risponde in mattinata per darmi il suo giudizio sull'elaborato.

E si firma p.
Così eh, minuscolo e senza smancerie.

Quello che mi preme ora sono due cose.
La prima è avere la conferma che la mia relazione è talmente favolosa (Stendhal docet) da esser riuscita a far breccia nella dura scorza (carapace?) di quel sarcastico e cinico mangiatore di astici (siamo quel che mangiamo?) e trincatore di sauvignon. Talmente favolosa dall'esser passati dall'iniziale del cognome a quella del nome nel giro di un paio d'ore.
La seconda è che mi piacerebbe vedere tantissimo questi personaggi il sabato pomeriggio in un centro commerciale con tre carrelli ed un figlio sgocciolante gelato in braccio. E vedere quanto riescano ad inzerbinirsi al cospetto di chi comanda veramente. La moglie.
E a quel punto sorridendo salutarlo: "Ciao p."

Così eh, minuscolo e senza smancerie.
Magari con un colpo d'occhiolino.

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