martedì 10 giugno 2008

Dei motivi per cui lo chiamavano il principe 2

Antefatto.
A Pontebs risiede un ragazzo (uomo?) dal trascorso scolastico che definirei lievemente burrascoso.
Gran parte di quello che scriverò sarà debitamente censurato perchè la vicenda non riguarda LUI ed anzi gli rinnovo la mia solidarietà e dico che da quell'episodio mi sta anche simpatico.
Ha studiato per anni (10?) in una città del norditalia una materia non proprio banale. Forse per questo o per altri mille motivi (fatti suoi), non riuscendo a dare esami, ha iniziato a raccontare palle a casa. Anzi diciamo PALLE che rende meglio l'idea. Fattostà che dopo aver già fatto la festa con gli amici per la fine degli esami e aver invitato tutti in trasferta alla sua laurea lui quel giorno non s'è presentato. Diciamo perchè quel giorno non si laureava. E diciamo che non aveva dato neanche tutti gli esami (metà?). Aggiungo poi che è scappato in una nota città estera famosa per le gire scolastiche. E tocco di classe finiti i soldi ha chiamato a casa: "Potreste venire a prendermi?"

Oggi.
La sua famiglia gestisce un negozio. Nel pomeriggio ci compro qualcosa e sua mamma (la donna che quando ero all'asilo badava me e mia sorella) mi chiede: "Come va con l'università?"
Io: "Abbastanza bene, mi manca poco..."
Lei: "Vedi che piano piano ce l'hai fatta anche tu a finire!"

Ora: che i miei trascorsi scolastici siano alquanto burrascosi (eufemismo) sono il primo a dirlo. E sono il primo a dire d'aver stazionato in un brodo d'indecisione di cui solamente negli ultimi tempi son riuscito a separere l'olio dall'acqua.
Ma: chi cazzo sei tu (TU) per fare un commento del genere? Ma hai guardato un attimo in casa tua? Ma hai la minima idea delle vicende (e ce l'hai l'idea come "amica di famiglia") che hanno caratterizzato la mia vita universitaria? Dalla scelta totalmente casuale della facoltà (dovuta ad una situazione contingente), alla convivenza forzata (anch'essa contingente), alle responsabilità che m'assumo (mi assegnano) a casa?

Principe perchè invece di tirarle una sassaiola d'insulti ho sorriso e pagato il conto.

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