lunedì 19 novembre 2007

Sulla Cinque

Come quando da adolescente faceva il pendolare per la scuola, stava aspettando il bus al buio. Avrebbe potuto scendere fino in via San Stefano a piedi, ma la mole di lavoro evasa durante il turno gli aveva suggerito il trasporto municipale.
Sceso dal primo, montò al volo sul secondo che fermava a cinquanta metri dalla porta di casa. Una vera coincidenza.
Solo ora si rese conto di quanto era stanco. Provava ad interrogare il cervello ma l’unica cosa che l’organo era capace di rispondergli era una lettera che si ripeteva. Un rumore di fondo.
Non vedeva l’ora di rincasare, cucinarsi qualcosa ed avanzarlo. Poi si sarebbe seduto in poltrona a leggere un libro. Fino al sopraggiungere silenzioso del sonno.
Un ottimo piano, semplice ma per questo forse il migliore.
No, meglio sarebbe stato sedersi in poltrona e ricevere un grosso, umido e totalmente egoistico pompino. Fino al sopraggiungere silenzioso del sonno.
La fauna molteplice e multietnica lo distrasse dal profondo ragionamento.
Il ragazzino alla sua destra dava un nuovo significato alla parola brufoli. Si sviluppavano sul naso come se fossero una coltura, come quei funghi che crescono sovrapponendosi a chiazze sui tronchi degli alberi.
La ragazza dai capelli scolpiti si alzò dal posto in fondo e si piazzò davanti alle porte centrali. Quelle che servono solo per uscire. Si reggeva sicura al palo verticale con la sinistra mentre con la destra messaggiava nervosamente. La postura faceva assumere alla gamba anteriore una curva arrogante. Sottolineata, dal ginocchio alla punta dello stivale, dalla seconda pelle di jeans.
Prima della fermata che lo interessava una signora gli chiese:”Scendi?”
“Sì.”rispose a mezza voce, intendendo invece:”Vaffanculo.”
Il vaffanculo non era per la domanda dell’impellicciata in sé ma perché gli aveva dato del tu. E perché, la stessa mattina, il ragazzino fuori dal bar gli aveva dato del lei. Era stufo di quella posizione di stallo a metà strada fra gli altri. Voleva che i bambini gli dessero del tu e i vecchi del lei. Così si sarebbe sentito parte e non escluso da entrambe le età.
Qualcuno ne avrebbe pagato le conseguenze.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

che poi vi dimenticate:
http://iaiahappy.spaces.live.com

ah! già... il commento:
Ma Prins... perchè perseveri con la terza persona?!
Cmq: complimenti per il racconto! (pompino a parte..)

Anonimo ha detto...

complimenti per il racconto...pompino compreso

ah FLASH HA LA MOROSA!!! e a quel che si sente in giro anche figa!!!

derci

Anonimo ha detto...

La terza persona è perchè il prins non lavora, non incontra bambini, non abita in via San Stefano e alle vecchie dice "vaffanculo" pensando "si".

Mi piacerebbe sperare che flash abbia incontrato una ragazza figa e così intelligente da apprezzarlo, ma conoscendo flash e soprattutto la vita spero per lui che continui a guadagnare sempre più soldi...

Anonimo ha detto...

A proposito del tuo post... stamattina al supermercato.

Commessa che sistema gli scaffali occupando tutta la corsia:
"Signora, ce la fa? Mi scusi, sa!"

...signora?? MI SCUSI?? E, soprattutto, il "ce la fa?" a cosa era riferito visto che mi allungavo per prendere i maxi rotoli di carta igienica??!

Anonimo ha detto...

il "ce la fa?" implicava "ce la fa a comprare la carta igienica e non la carta casa?"

non ridere
ho detto non ridere