domenica 7 ottobre 2007

Una notte d'inverno

Una notte d’inverno era venuto tempo di caccia
D’inverno, come ben sapete, il cibo nella foresta scarseggia sempre. Questa volta però non era una questione di fame. Era solo per assaporare il gusto del sangue. L’occasione di ripagare un presunto torto. L’occasione di farsi quattro risate.
A quel tempo il lupo faceva ancora parte del branco. Quella sera erano solo in tre. Solo…
C’erano lui, il lupo con la forza ma non la ragione e il lupo senza morale.
Il nostro lupo ormai lo conosciamo già e sappiamo di cosa è capace. I suoi due compagni invece meritano una degna introduzione.
Il lupo con la forza ma non la ragione era…come dice il nome…con tanta forza e poca ragione. Ma state attenti, ragione non intelligenza. Quindi badate bene bambini, era capace di qualsiasi cosa quando se lo metteva in testa. Ed i suoi muscoli e la sua scaltrezza di certo non gli erano d'impiccio.
In questi ultimi anni è stato visto girare in compagnia di una cagnolina di razza, dal biondo pelo civilizzato. Anche nel suo caso le malelingue dicono che s’è rammollito davanti al focolare domestico. Ma, se volete un consiglio da amico, non credete alle malelingue. Ci sono certe sere, magari quando è reduce da una caccia solitaria nei boschi che le sue zanne nel buio spaventano come in passato.
Il lupo senza morale invece aveva percorso il sentiero al contrario. Quando era un cucciolo era tutto tana e fuoco scoppiettante. Poi, con lo scorrere dell’acqua nel fiume era cresciuto, diventando un fine cacciatore. Anche lui non era carente dal punto di vista fisico ma la sua piccola stazza lo aveva portato ad acuire la furbizia. Aveva imparato subito l’arte del baro e se non sei uno del suo branco stai molto attento. Guarda sempre le sue mani e le sue carte. E guardati le spalle.
Lui non ha mai ceduto all’avanzata dell’età e alla ritirata dei boschi in cui spadroneggiare. “Qua non c’è posto per me? Va bene me ne trovo uno nuovo e solo mio”. Nell’avvicendarsi delle ultime otto stagioni ha cacciato nelle fredde foreste dei balcani e fra le aride rocce delle alture mediorientali. Per lui il gioco non è ancora finito.

Allora bambini, vi hanno spaventato questi animali feroci? No? Siete sicuri? Perché la maestra invece un po’ di paura ce l’ha. Ma se siete voi a volerlo, continua la storia. Va bene…

Come ho già detto quella sera erano in tre. Ma avrebbero dovuto essere in quattro. Con loro in quel periodo girava un meticcio. Un mezzo lupo. Anzi, un cane che avrebbe voluto essere lupo. O forse, col senno di poi, un cane che aveva paura di essere lupo. Usciva con loro raramente, e quando lo faceva doveva essere pregato per ore, o rapito con una scusa banale. Anche quella sera si era tirato indietro, era rimasto nella tana. Ma quella sera era stato avvisato. “Non esci con noi? A pagare saranno le galline a cui devi fare la guardia...”
La serata per i tre lupi passò in fretta. Segnata da sguardi da duri con gli animali delle altre vallate. Sguardi induriti da torrenti di sidro.
Prima di andare a dormire però decisero di mantenere la parola data. Si avvicinarono silenziosi alla tana, l’aggirarono e si appostarono fuori dal recinto delle galline. I loro occhi ormai erano abituati alle tenebre, riuscivano a scorgere ogni particolare nonostante l’oscurità. E proprio grazie a questa loro dote videro un’ombra strisciante uscire dal gallinaio e scomparire nel bosco adiacente. Passato il fruscio che accompagnava l’ombra gli unici rumori udibili erano le grosse zampe che fremevano sul terreno ghiacciato e il loro respiro. Respiro confermato dalle nuvole di vapore che uscivano dalle fauci.
La porta di rete si aprì con facilità, nell’oscurità si distinguevano chiaramente tre galline accovacciate nell’angolo più lontano. Due di loro appena sentirono il pericolo cercarono di scappare nel cortile. I lupi le lasciarono andare. La terza invece non si muoveva, era immobile, impassibile davanti all’inevitabile.
“Prendi quella che sta dormendo”
“Guarda che secondo me è già morta”
“Ma no, sta dormendo, prendila” il lupo senza morale la prese e iniziò a scuoterla.
“E’ morta, te lo dico io” e per sottolineare la sua teoria la lasciò cadere a terra. La gallina toccando terra emise un suono sordo. Come quando un sasso cade sul prato. Solo che ora duro e soffice erano invertiti.
“Mi sa che hai ragione, è morta veramente”
“L’ombra che abbiamo visto doveva essere la faina. Le abbiamo rovinato lo spuntino notturno proprio sul più bello”
“Già, deve essere scappata quando ci ha sentito arrivare. Ora cosa facciamo?”
“Andiamocene, per questa sera una vittima basta e avanza”
“E le altre galline che sono scappate?”
“Lasciamole libere al loro destino…”

1 commento:

Anonimo ha detto...

rofl tipico esempio di passatempo carnico-furlano XD