domenica 16 settembre 2007

Bushido paranoia

Dopo esser stato in stazione vado a far un giro…
Bhmgfd risponde il divano, penso voglia dire va bene.

Inizio la salita con passo sciolto, meglio non strafare.
Completo le quindici tappe asfaltate. Un po’ di stretching e inizia lo sterrato. L’ascesa non è molto lunga. L’ho fatta altre volte. Quando ero alle medie in parte anche di corsa. L’andata mi porterà via circa tre quarti d’ora. Arrivato al tornante panoramico sono già un po’ stanco. Strano. Mi fermo due secondi. Riparto. Una fitta al diaframma.
Mi siedo su un sasso e fisso il vuoto. O il tutto, perdonatemi, non sono un esperto nel riconoscere le palesi differenze.

Penso.
Penso che solo due mesi fa la facevo tutta una tirata. La mattina, quando non riuscivo a stare a letto. Forse è colpa della cofana di tagliatelle a pranzo mi dico. Forse del provolone. Ma è strano, ho mangiato anche l’insalata che fa digerire. Forse è colpa delle mutande che strizzano un po’ il quadrante anteriore destro. Forse invece è solo cambiato qualcosa. Lo status quo si è mosso. Non c’è più la rabbia di luglio. Faccio i conti con me stesso ogni mattina. Ogni sera prima di dormire. Uno più uno ricomincia a fare due. Certi conti non torneranno mai. Mi ci devo abituare. Ho raggiunto un piccolo traguardo dopo un impegno inusuale. Inizio a provare empatia per qualcuno che non ce l’ha fatta ma ha reagito da uomo. Sto tornando ai mesi passati. A giugno, a maggio, indietro, fino all’anno scorso. Quando ci si conosceva meno. Anzi forse non ci si conosceva. Quando era piacevole scherzare. Stanno tornando quei momenti.
I polmoni finalmente sono calmi. Sono bastati solo tre minuti. Riparto.

Dopo l’ultima erta incontro un nuovo amico.
Che strano, proprio un faggio. Mi ci appoggio. Ha ragione lo scrittore alpinista. E’ lui l’operaio del bosco, mi sopporta senza fiatare. La leggiadra betulla si sarebbe spostata per la paura che io la possa affossare. Mi ritornano in mente le parole di una persona saggia. Diceva: vorrei avere la mente di un intellettuale nel corpo di un uomo d’azione, e non il contrario. Io vorrei essere Michelangelo Buonarroti. Vorrei essere Ogami Itto. Il maestro Nekoofar. Edward Bunker…
Manca ancora poco alla sella.

Finalmente arriva il piano.
Sono in cima. L’ultima volta che sono stato qui il sole sorgeva alla mia destra, sopra la valle sottolineata dall’autostrada. Ora il sole sta tramontando alla mia sinistra, dietro le montagne. Respiro a fondo. I muscoli si rilassano. Mi viene una strana idea. Sono anni che non lo faccio. Anni. Lo faccio lentamente, senza forzare. Vediamo se me lo ricordo ancora. Bassai Dai. E’ un rito di passaggio. Lo chiedono a tutte le aspiranti cinture nere. Lo porto a termine senza interruzioni. Piano ma col giusto ritmo. Le infinite ripetizioni riaffiorano, senza doverci pensare. Guardo a terra. Sono tornato dove ero partito.
Un mezzo sorriso. Di sbiego.

Il tempo non è né buono né cattivo consigliere. Ti parla e basta.
Il ritorno è tutta discesa.
Fino a casa.


ps: e le prof d'italiano dicevano che non ho fantasia. Ah...

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma quale fantasia? Ho mandato Jacopo Ortis in montagna e subito ci sei dovuto andare anche tu!!
Scherzo. Bravo Prins!
Continua così. Tua sorella ha pienamente ragione

il prins ha detto...

Ma dimmi tu se devono questionere quello che dico anche qua.

Mia sorella non ha mai ragione.