Avendola raccontata già a qualcuno, e ieri sera ancora una volta (con piacere) , la scrivo per chi la volesse conoscere.
La storia dei 47 Ronin è diventata nel tempo il più alto esempio di lealtà ed eroismo che il Giappone ricordi, capace secondo me di valicare i confini e farsi conoscere ed apprezzare in tutto il mondo.
E' una storia di non-avvenimenti, la storia di un'attesa, l'attesa della vendetta e dei suoi dubbi implacabili, dello spalancarsi nel cuore umano di un abisso, l'abisso della decisione fra lealtà e tradimento, onore e viltà, giustizia e iniquità.
Nel 1701 il Signore Asano Naganori si suicida per ordine dello Shogun su istigazione del ministro Kira (che aveva oltraggiato senza motivo Asano Naganori) e il clan di En-Ya viene sciolto.
I samurai del clan ora sono dei semplici ronin cioè dei samurai senza padrone, e senza una guida si disperdono.
Comincia quindi il racconto della vita delle singole straordinarie figure di questa storia. Oishi Guranosuke, capo dei samurai del clan, che simula l'abbandono della propria moglie e la discesa nell'abiezione del sesso per indurre il ministro Kira ad abbassare la guardia e cadere in trappola. L'anziana madre di Hara Mototochi, che si suicida affinchè il figlio, nel momento del pericolo, non sia indebolito dal pensiero di lei. Akaigaki Masakata, il samurai ubriacone, soprannominato "l'uomo con la fiasca di sake", che invece è un guerriero dallo spirito immacolato e dall'inflessibile lucidità mentale.
La vita che si sono scelti è solo arte della dissimulazione. Ad un anno esatto dall'oltraggio subito i 47 Ronin fanno irruzione nel palazzo di Kira e vendicano nel sangue l'onore del loro Signore.
Contrariamente a quello che avviene al cinema questa storia cammina sulla via della Rettitudine e della Giustizia e l'epilogo possibile è uno solo.
Portata a termine la vendetta i Ronin praticano seppuku morendo onorevolmente.
Solo uno rimase in vita per ordine dello Shogun,il più giovane, Terasaka Kichiemon, al fine di tramandare la memoria del gesto dei suoi compagni e di onorarne degnamente le sepolture.
Prima di morire Oishi Guranosuke scrisse una poesia che ben esprimeva i loro sentimenti:
Note: il libro da cui ho riarrangiato brevemente la storia è quello di G. Souliè de Morant, Luni Editrice. C'è poi il film giapponese del 1941 "I 47 Ronin" (titolo originale Genroku Chushingura) di Kenji Mizoguchi con Yoshizaburo Arashi e Utaemon Ichikawa. La storia viene poi ripresa in "Ronin" di John Frankenheimer (1999) con Robert De Niro e Jean Reno
La storia dei 47 Ronin è diventata nel tempo il più alto esempio di lealtà ed eroismo che il Giappone ricordi, capace secondo me di valicare i confini e farsi conoscere ed apprezzare in tutto il mondo.
E' una storia di non-avvenimenti, la storia di un'attesa, l'attesa della vendetta e dei suoi dubbi implacabili, dello spalancarsi nel cuore umano di un abisso, l'abisso della decisione fra lealtà e tradimento, onore e viltà, giustizia e iniquità.
Nel 1701 il Signore Asano Naganori si suicida per ordine dello Shogun su istigazione del ministro Kira (che aveva oltraggiato senza motivo Asano Naganori) e il clan di En-Ya viene sciolto.
I samurai del clan ora sono dei semplici ronin cioè dei samurai senza padrone, e senza una guida si disperdono.
Comincia quindi il racconto della vita delle singole straordinarie figure di questa storia. Oishi Guranosuke, capo dei samurai del clan, che simula l'abbandono della propria moglie e la discesa nell'abiezione del sesso per indurre il ministro Kira ad abbassare la guardia e cadere in trappola. L'anziana madre di Hara Mototochi, che si suicida affinchè il figlio, nel momento del pericolo, non sia indebolito dal pensiero di lei. Akaigaki Masakata, il samurai ubriacone, soprannominato "l'uomo con la fiasca di sake", che invece è un guerriero dallo spirito immacolato e dall'inflessibile lucidità mentale.
La vita che si sono scelti è solo arte della dissimulazione. Ad un anno esatto dall'oltraggio subito i 47 Ronin fanno irruzione nel palazzo di Kira e vendicano nel sangue l'onore del loro Signore.
Contrariamente a quello che avviene al cinema questa storia cammina sulla via della Rettitudine e della Giustizia e l'epilogo possibile è uno solo.
Portata a termine la vendetta i Ronin praticano seppuku morendo onorevolmente.
Solo uno rimase in vita per ordine dello Shogun,il più giovane, Terasaka Kichiemon, al fine di tramandare la memoria del gesto dei suoi compagni e di onorarne degnamente le sepolture.
Prima di morire Oishi Guranosuke scrisse una poesia che ben esprimeva i loro sentimenti:
La vera felicità
è quella di portare sempre a termine i propri progetti
Allora la nostra volontà brilla,
trapassando lo spessore terrestre dei nostri corpi
Come la luna che splende,
lasciata libera dalle nuvole sacre
è quella di portare sempre a termine i propri progetti
Allora la nostra volontà brilla,
trapassando lo spessore terrestre dei nostri corpi
Come la luna che splende,
lasciata libera dalle nuvole sacre
Note: il libro da cui ho riarrangiato brevemente la storia è quello di G. Souliè de Morant, Luni Editrice. C'è poi il film giapponese del 1941 "I 47 Ronin" (titolo originale Genroku Chushingura) di Kenji Mizoguchi con Yoshizaburo Arashi e Utaemon Ichikawa. La storia viene poi ripresa in "Ronin" di John Frankenheimer (1999) con Robert De Niro e Jean Reno
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